Ho evitato di fare i bilanci sull’anno 2023, ne ho visti molti - personalmente fin troppi - ho passato gli ultimi 20 anni a farne e mi sono serviti soltanto per confermare la grande normalità in cui vivo, condizione per altro che non mi dispiace affatto. Dunque, non volendo tediarvi con svenevoli discorsi motivazionali di cui per l’altro non penso di essere capace, mi sono presa un momento per riflettere sullo scorrere del tempo. Che cosa significa per me avere tempo? Chi sono le persone che lo abitano? Quali sono le cose che vorrei fare nel tempo che ho a disposizione? A cosa non posso rinunciare? Mi sono imbattuta in un libro meraviglioso che aiuta a dilatarlo e in qualche modo lo spiega. Questo non è un libro che parla di clicli naturali, o meglio lo è, ma non nel senso che questa newsletter indaga. Il legame con la natura è solo un pretesto per raccontarci delle vite. Poi ho pensato che la natura e i luoghi sono la vita stessa e così eccomi a paravi di Fellowship Point, un romanzo di Alice Elliot Dark. Fellowship Point è una riserva naturale in una piccola penisola bagnata dall’oceano nel Maine. Le nostre protagoniste sono due anziane signore che vivono la loro vita tra Philadelphia e questo luogo incantato che racchiude tutta la loro infanzia. Agnes scrive e illustra libri per bambini, è una donna solida che ha sempre vissuto la sua vita fuori dalle regole del suo tempo. Polly invece è una moglie, una madre che dedica tutta la sua esistenza alla famiglia, una donna che racchiude l’intero universo dentro di sé e lo restituisce al mondo con atti di gentilezza. Si conoscono da sempre Agnes e Polly, le cui vite si sono intrecciate sin dalla tenera età perché le loro famiglie facevano parte di un lungimirante e abbastanza utopico progetto eco-solidale, fondato dal nonno di Agnes per proteggere la riserva e gli uccelli che venivano a nidificarvi. C’è la vita di una terza donna, Maud che si lega indissolubilmente a quelle di Agnes e Polly. Una giovane editor che ha imparato ad amare il Maine attraverso i libri di Agnes e con la quale insiste per farle scrivere un memoire. La trama si dipana tutta attorno a questo luogo che racconta ere passate attraverso cimeli di famiglia, raccolti in quello che doveva essere una riserva indiana; rivela l’avidità dell’animo umano davanti alla bellezza; ci spiega molto bene come nasce un trauma e come può trasformarsi. Racconta le intimità e i segreti di queste donne dai destini cosi profondamente diversi ma dai forti, fortissimi ideali femministi e anticonformisti. Dall’alto della loro età avanzata Agnes e Polly ci spiegano come vivere la singolare esperienza di essere del tutto responsabili del benessere di altre creature, e come prendersi cura di chi si ama e per il quale ci si sente inspiegabilmente destinati e lasciarlo andare, stupendosi di avere ora una nuova convinzione o consapevolezza opposta a ciò che si ha avuto per un’intera esistenza. Questo è il regalo del tempo. Il tempo è il protagonista indiscusso di tutta la narrazione, slitta avanti e indietro attraversa luoghi e persone, delinea le storie, racconta esistenze, ci mostra il significato che la vita può avere sotto la lente d’ingrandimento della scrittura. Come il tempo si percepisca diversamente a seconda di quello che si sta facendo, delle persone che si hanno intorno e di come lo scorrere lento possa essere un vantaggio se speso con esseri viventi che lo vivono con grazia. Il tempo scandisce la crescita, forma le nostre idee, la natura detta il ritmo e noi possiamo solo ascoltare perché, e qui parafraso: “(…) siamo liberi, sempre di accettare quello che ci viene offerto; siamo noi a non riconoscerlo. Quello è il nostro libero arbitrio. Il risultato è quello che noi chiamiamo la nostra esperienza, che forma il nostro credo. Ci sono molte cattive idee nel mondo. Sono sempre meno paziente con le idee in generale. Animali, fiori, il mare. Amici. Bambini. Arte. Fine.”
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